Res cogitans e res extensa

La visione separata del corpo e della mente appartiene da secoli alla cultura occidentale.

L’origine di questa separazione è fatta solitamente risalire a Cartesio, il filosofo che nel diciassettesimo secolo operò la distinzione tra res cogitans res extensa: la prima ha a che vedere con il pensiero, con la spiritualità, con tutto ciò che non è visibile, né misurabile, la seconda con la materia, con ciò che si può vedere, toccare e misurare. Mente e spirito apparterrebbero dunque a un ambito distinto e separato dal corpo, nel quale operano leggi diverse. Da qui nacque anche la scissione tra psicologia (che si prenderebbe cura della mente) e della medicina (che si prenderebbe cura del corpo).

Visione dualistica o visione olistica?

Davvero mente e corpo sono due realtà distinte e separate come la res cogitans res extensa cartesiane? O rappresentano invece due facce di una stessa medaglia come afferma la visione orientale dell’uomo? Visione dualistica, dunque, o visione olistica?

Giulia e la sua guarigione

Giulia all’inizio del romanzo è una donna ferita nel corpo e nella mente.

In ospedale riceve le prime fondamentali cure per guarire il suo corpo, ma intimamente sente di aver bisogno di molto di più per poter guarire. In modo istintivo, anche se ancora confuso, sa che non sarà sufficiente guarire il suo corpo attraverso le sole cure mediche e parte per Levante, dove Tindara si prende cura anche della sua mente e della sua anima.

Con i suoi manicaretti dà nutrimento a un corpo ridotto a un “mucchietto d’ossa”, che Giulia aveva smesso di guardare e dal quale aveva smesso di trarre piacere. Con le asana (le posture dello yoga) aiuta quello stesso corpo a riattivarsi dolcemente, nei limiti delle sue possibilità, insegnando a Giulia il piacere di ascoltarsi e di non pretendere altro da se stessa, se non ciò che è pronta a fare.

Tutto questo è già di per sé una leva di guarigione anche a livello psicologico. Le lunghe chiacchierate sotto al mandorlo di Tindara, al bar del porto, sulla barca di Luca e sulle magnifiche scogliere di Levante fanno il resto. Senza mai giudicarla Tindara riesce a fare breccia nelle difese di Giulia e, con amore e pazienza, riesce a mostrarle le sue debolezze e le sue risorse, insegnandole che dagli errori si può sempre imparare qualcosa.

La guarigione di Giulia, dunque, passa attraverso una cura dell’intero sistema mente – corpo – spirito, così come prevede l’approccio olistico. Del resto Tindara è una donna occidentale che pratica yoga e frequenta regolarmente l’Oriente, quindi il suo è sicuramente un approccio integrato, fatto di razionalità e concretezza, ma anche di spiritualità e attenzione a ciò che “è invisibile agli occhi”.