Fragilità
Una delle opportunità che offre una situazione di crisi è contattare la nostra fragilità, una caratteristica intrinseca dell’essere umano insita nel fatto che nel momento in cui nasciamo, siamo destinati a morire. Forse per questo è una caratteristica poco “quotata” e particolarmente difficile da accettare.
La maggior parte di noi vorrebbe essere forte e indistruttibile. La verità, però, è che l’essere umano è allo stesso tempo forte e resiliente, ma anche fragile. Basta pensare al nostro corpo, un meccanismo praticamente perfetto in grado di autoregolarsi e auto curarsi, ma anche estremamente delicato: si può ammalare, si può ferire, si può “rompere” piuttosto facilmente.
Forza
Ignorare le nostre fragilità ci espone al rischio di ferirci, in senso fisico o metaforico, riconoscerle, invece, ci rende paradossalmente più forti e rappresenta un’opportunità di crescita e benessere.
Come dice Tindara: “la distruzione non va intesa in senso negativo, è semplicemente una fase necessaria. Non ci può essere creazione del nuovo fino a quando non siamo pronti a distruggere il vecchio” ed è proprio in questo senso che la rottura di un equilibrio e l’accettazione della propria fragilità può renderci più forti e consapevoli. Possiamo prenderci cura solo di ciò che conosciamo e, finché non avremo imparato chi siamo,
faticheremo a prenderci cura di noi.
Intimità e condivisione
Ma c’è di più. Nel momento in cui riusciamo a entrare in contatto con la nostra parte fragile e ad accoglierla, accade qualcosa di straordinario: si apre una breccia nelle nostre difese, che talvolta sono impenetrabili e rischiano di allontanarci dagli altri. È come uno “stargate”, un passaggio in cui possiamo fare incontri straordinari con persone che hanno già vissuto, o che stanno vivendo la stessa esperienza.
In quel passaggio, in quel momento, si creano le condizioni per entrare in intimità profonda con noi stessi e con l’altro perché, una volta tolta la maschera, possiamo permetterci di mostrarci per quelli che realmente siamo.
Questo è ciò che accade ai protagonisti della nostra storia: Tindara ha fatto i conti con la propria fragilità tanto tempo prima e questo le permette di essere una guida per Giulia e Luca, che
stringono un rapporto speciale nell’intimità del piccolo spazio protetto di SolYLuna. “Ci siamo aggrappati l’uno all’altra come a una boa in mezzo al mare e, paradossalmente, le
debolezze di ciascuno sono state dei punti di forza su cui l’altro ha potuto fare leva per rialzarsi. E piano piano, senza nemmeno rendercene conto, abbiamo creato qui, a bordo di SolYLuna, uno
spazio e un tempo in cui guarire.”
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